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mercoledì 27 novembre 2013

VITA DA CURVY!

Kim Kardashian, Beyoncè e JLo sono tra noi! 

La Ragazza - Povera - A - Lei - Curvy. 



Potrei esordire chiedendovi la lunghezza del vostro giro vita, ma per una questione di privacy (ma poi esisterà davvero la privacy?!), ve lo risparmio. 
Potrei sembrare antipatica o cinica, ma le donne under Taglia 44 non dovrebbero leggere le mie parole, ma signori siamo in un Paese libero e forse l'argomento potrebbe interessare anche voi. 
Avete presente quel momento, in cui riuscite ad entrare in una taglia in meno, dopo aver fatto sacrifici per perdere quei tanto agognati 9 kg? Beh ... Io, NO! Ma se voi siete tra le fortunate, vi prego, ditemi dove si trova il negozio, dove avete trovato questi pantaloni, se è situato sulla Terra o su Marte. 
Possibile che la lunghezza del nostro giro vita influenzi così tanto la nostra "tranquilla" esistenza?
Per favore, siate oneste e non ipocrite. 
Fatevi un'esame di coscienza e tutte affermerete che dovreste mettervi a dieta. Inoltre, è statisticamente provato che, su almeno 10 ragazze che conoscete, almeno 8 non accettano il proprio corpo e o vorrebbero dimagrire, o una taglia in più di seno ( o in meno!), o combattere la cellulite a suon di pozioni magiche alla Harry Potter o trasformare dei capelli ricci stile afro in capelli lisci come Betty Spaghetti. 
Perché, dico io, siamo così ossessionate da tutto ciò?
La risposta, se qualcuno vuole cimentarsi a scrivermela, vale un milione di euro. 
Chi vi scrive è una ragazza - povera - a - lei - curvy (magari fossi la lontana cugina di 5 grado di Beyoncé Knowels!) e devo costantemente fare attenzione a quello che indosso per non sembrare o la Vispa Teresa o una meringa alla panna.
Non dico che le ragazze più magre di me non debbano stare attente a ciò che indossano, ma ragazzi miei, chiariamoci: avete idea di che diavolo deve affrontare una ragazza - povera - a - lei - curvy per trovare dei capi d'abbigliamento quanto meno decenti????
Immaginate la Giornata di Shopping TIPO per una Ragazza - Povera - A - Lei - Curvy: 
  • deve, prima di addentrarsi nella giungla metropolitana, farsi una buona dose di paturnie mentali per capire se è una donna a Pera, a Mela, a Clessidra, a Triangolo, ad Armadio ... a questo punto, chiamerei anche il pescivendolo, non sia mai che esce fuori la Donna a Triglia (sarà una lontana parente della Sirenetta? Se così  fosse, presentatemela, adoro Ariel!);
  • dopo aver passato momenti del tutto mistici per capire che tipo di donna sia, insieme al venditore dell'ortofrutta che, con perizia scientifica, esamina le somiglianze che ci possono essere con le mele e le pere; a questo punto la ragazza - povera - a - lei - curvy è pronta per fare un tracciato, nemmeno si stesse preparando ad affrontare un percorso ad ostacoli, dei negozi che vendono capi d'abbigliamento per ragazze che cercano di sopravvivere e non in via di deperimento; 
  • dopo le paturnie mentali e il tracciato da percorrere, la ragazza - povera - a - lei - curvy giunta a destinazione, corre nel reparto pantaloni. Si sente realizzata: quel negozio applica il 50% di sconto su tutti i pantaloni, evviva! Ma la fregatura per la ragazza - povera - a - lei - curvy è sempre in agguato, prima di tutto deve arrampicarsi in stile koala australiano rachitico sull'ultimo scaffale più alto e cercare di beccare la propria taglia al primo colpo, poi prendere anche la taglia più grande nel caso (al 99,9%) le tocchi provarla, perché teme che lo sconto venga applicato anche sui centimetri di stoffa della circonferenza cosce;
Giunta nel camerino, la ragazza - povera - a - lei - curvy con tutte le buone intenzioni, si prepara per il grande momento. Se fossimo in qualche racconto avventuroso, questo sarebbe il momento di massima tensione, il pathos estremo, il momento della verità: riuscirà la nostra eroina, che ha dovuto affrontare l'esame scrupoloso del venditore dell'ortofrutta, disegnare il tracciato della Grande Ricerca, raggiungere le vette del Grande Scaffale, a entrare in quei dannati pantaloni della sua taglia dopo aver passato mesi e mesi pieni di sacrifici per rientrare nel suo peso ideale?!?!?
Mentre la nostra protagonista si danna l'anima con questa prova di coraggio, ad aspettarla fuori dal camerino, c'è Lei. L'unica donna al mondo pronta a smontare con un'occhiata o con tre semplici parole anche l'abito più sognato di tutti i tempi: sua Madre. 
Parliamoci chiaro: chi è più onesto e sincero della propria madre in fatto di abbigliamento? 
D'accordo, per quanto tutte noi possiamo essere sincere, l'unica che riesce a dirci senza giri di parole: "togliti quella roba, sembri uscita da un film horrror!" è nostra madre. 
La madre della ragazza - povera - a - lei - curvy è in trepidante attesa che la figlia esca da quel luogo ameno, sperando che vada tutto bene, perché, questo in cuor suo lo sa, dovrà sopportare le crisi di nervosismo in perfetto stile "sindrome premestruale" della nostra eroina, se non riuscirà ad entrare nei pantaloni nuovi. La madre in questione, riesce anche a dare un'occhiata in giro, senza allontanarsi troppo, perché per scaramanzia è meglio di no ... ma appena supera quella linea invisibile, che delimita lo spazio consentito per l'allontanamento, ode un'imprecazione fatta in una lingua a lei sconosciuta, pensa che possa essere greco antico, latino, aramaico (si deve auto-convincere che sua figlia non possa utilizzare un linguaggio così poco aulico!) ma, appena sente nuovamente l'imprecazione incriminata, si precipita nel camerino, temendo che possa essere stata attaccata da un gruppo di Mangiamorte assetati di sangue .... pensa al peggio, inizia ad immaginare le catastrofi più catastrofiche, si ripromette di chiamare anche i sommozzatori, perché non si sa mai, quando invece lo spettacolo che si ripresenta è più agghiacciante delle catastrofi naturali; sua figlia sembra aver avuto un incontro ravvicinato con la ragazza dell'Esorcista: occhi spiritati, capelli elettrizzati e il suo soliloquio in una lingua a lei sconosciuta anche se ... riesce a distinguere distintamente qualche parola, ma si dice che avrà capito male. 
Poi, mentre la madre della ragazza - povera - a - lei - curvy è ancora in contemplazione di quello strambo scenario, arriva Lei, la donna che non dovrebbe mai arrivare in un momento drammatico come quello: la commessa, arriva fluttuando da chissà dove, e pone una domanda, ma che scrivo, LA domanda, "allora, come vanno i pantaloni?". Udita la frase, la ragazza - povera - a - lei - curvy si riprende dalla manifestazione POCO epifanica appena ricevuta e con un laconico "sembro un prosciutto lasciato ad essiccare", chiude violentemente il camerino, ma la commessa, proprio perché lavora nel negozio, le pone l'ALTRA domanda che nessuna vorrebbe sentirsi chiedere: "ti porto la taglia PIU' grande?"
La ragazza - povera - a - lei - curvy ha trattenuto le sue parole per troppo tempo e risponde: "Ma questa le sembra una 44?!?!?" 

Bene, miei Cari lettori, se siete giunti fin qui, vi ringrazio e mi auguro di non avervi tediato con questa mirabolante avventura di una comunissima ragazza - povera - a - lei - curvy. 
Quello che ho descritto, in maniera esageratamente tragicomica, è, purtroppo, un'agghiacciante realtà. Non voglio ergermi a paladina della giustizia (quello lo lascio fare a Sailor Moon e al potere del Cristallo di Luna), ma portare alla vostra attenzione questo problema, da me definito (anzi, dalla Regina delle Regine Joanne Rowling - non si vede che sono fan di Harry Potter, vero?) "Grassezza - Magrezza - Donne". Scrivere un solo post al riguardo mi sembrava troppo riduttivo e sinceramente, dato che il problema mi sta particolarmente a cuore, voglio approfondire con il mio personale punto di vista. 
Ora mi rivolgo a voi, Ragazze Curvy della porta accanto, avete mai vissuto un'esperienza del genere? Cosa ne pensate al riguardo?
Di seguito, vi lascio uno spunto di riflessione, è un articolo scritto dalla Rowling e pubblicato sul suo sito nel "lontano" 2006 riguardo questo argomento. 

Essere magre. Probabilmente vi sorprende sentir parlare della magrezza su questo sito, ma il mio recente viaggetto a Londra mi ha dato da pensare…
Tutto è iniziato in macchina, mentre andavo agli studi cinematografici Leavesden. Ho passato una parte del tempo leggendo una rivista con diverse foto patinate di una giovanissima donna che dev’essere gravemente malata o soffrire di un problema alimentare (il che, naturalmente, è la stessa cosa); non ci sono altre spiegazioni per la forma del suo corpo. Può dire finché vuole che mangia moltissimo, che è sempre attiva e che ha il metabolismo più veloce del mondo… può dirlo finché non le cade la lingua (urrà! un altro mezz’etto perso!), ma l’addome concavo, le costole sporgenti e le braccia simili a bastoncini raccontano una storia diversa. Questa ragazza ha bisogno di aiuto, ma il mondo è quello che è e quindi la mettono sulle copertine delle riviste. Tutto questo mi è passato per la mente mentre leggevo l’intervista, poi ho gettato da un lato quell’orribile cosa.
Ma l’argomento “ragazze e magrezza” è saltato di nuovo fuori poco dopo l’arrivo agli studi. Stavo parlando con uno degli attori e, non so come, il discorso è caduto su una ragazza che conosce nella sua vita privata; (non è una delle attrici dei film di Harry Potter) che viene chiamata “grassa” da alcune incantevoli compagne di classe (è possibile che siano invidiose perché conosce il ragazzo in questione? sicuramente no!).
“Ma”, ha detto l’attore, genuinamente perplesso, “lei davvero non è grassa”.
“"Grassa" di solito è il primo insulto che una ragazza rivolge a un’altra quando vuole ferirla”, ho detto; ricordavo di averlo visto succedere sia quando andavo a scuola sia tra le adolescenti a cui insegnavo. Potevo però vedere che per lui, maschio ed equilibrato, era un comportamento molto bizzarro; come gridare “idiota!” a Stephen Hawking.
La sua perplessità di fronte a questa caratteristica quotidiana del mondo femminile mi ha fatto ricordare com’è strano e malsano l’insulto “grassa”. Voglio dire, “grassa” è davvero la cosa peggiore che possa essere una persona? Essere “grassi” è peggio che essere “vendicativi”, “gelosi”, “superficiali”, “vanitosi”, “noiosi” o “crudeli”? No, per me no; ma del resto, potreste ribattere, che ne so io delle pressioni sociali sulla magrezza? Non sono giudicata per il mio aspetto, visto che sono una scrittrice e mi guadagno da vivere usando il cervello…
Quella sera sono andata al British Book Awards. Dopo la premiazione mi sono imbattuta in una donna che non vedevo da quasi tre anni. Sapete qual è la prima cosa che mi ha detto? “Sei dimagrita parecchio dall’ultima volta che ti ho vista!”.
“Beh”, ho risposto, leggermente sconcertata, “l’ultima volta che ci siamo viste avevo appena avuto un bambino.”
Quello che avrei voluto dire era: “Dall’ultima volta che ci siamo viste ho prodotto il mio terzo figlio e il mio sesto romanzo. Queste cose non sono più importanti e più interessanti della mia taglia?” E invece no… la mia vita sembrava più sottile! Dimentichiamo i figli e i libri: finalmente c’è qualcosa di cui essere orgogliosi!
Quindi l’argomento grassezza-magrezza-donne mi ha impegnato (ah ah ah) la mente mentre tornavo a Edimburgo in aereo il giorno dopo. Dopo il decollo ho aperto un giornale e immediatamente ho notato un articolo sulla pop star Pink.
Il suo ultimo singolo, “Stupid Girls”, è l’inno-antidoto per tutto quello che avevo pensato sulle donne e sulla magrezza. “Stupid Girls” ironizza sugli stuzzicadenti parlanti che vengono indicati alle ragazze come esempi da imitare: quelle celebrità le cui più grandi imprese sono unghie perfettamente smaltate, le cui uniche aspirazioni sembrano essere farsi fotografare con nove vestiti diversi in una sola giornata, la cui unica funzione nel mondo sembra essere il sostegno del commercio di borse dal prezzo esorbitante e di cagnolini grossi come ratti.
Forse tutto questo sembra comico o di poca importanza, ma non è così. Si tratta di quello che le ragazze vogliono essere, di quello che suggeriscono loro di essere e di come si sentono per essere come sono. Ho due figlie che dovranno farsi strada in questo mondo ossessionato dalla magrezza, e questo mi preoccupa perché non voglio che siano cloni emaciati, con l’ossessione di se stesse e con la testa vuota; vorrei che fossero indipendenti, interessanti, idealistiche, gentili, caparbie, originali, divertenti… c’è un migliaio di cose, prima di “magre”. E, francamente, preferirei che il fatto che la donna accanto a loro ha ginocchia più carnose avesse per loro la stessa importanza di una flatulenza di chihuahua. Spero che le mie ragazze siano come Hermione, non come Pansy Parkinson. Spero che non siano mai Stupide Ragazze.

Siamo giunti al termine di questo lunghissimo post. 
Ho inventato un nuovo hashtag su Twitter e se volete anche su Instagram, fatemi sapere anche con l'hashtag #vitadacurvy !!!
Bacio,
Zia Mary 

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